La prigione è una tortura continua e l’estate la rende ancora peggiore. Bisogna poi considerare la “sovrappopolazione” delle galere francesi e gli scioperi dei secondini che hanno costellato la fine della primavera. Ad inizio maggio, c’erano circa 68.000 detenuti nelle prigioni francesi (questa cifra, la più grande mai raggiunta, la dice lunga sulla guerra che lo Stato e la Giustizia conducono contro i poveri). Ciò in galere fatte per rinchiudere 57.300 detenuti; ci sono quindi in media 120 prigionieri schiacciati là dove ci sarebbe appena lo spazio per 100. In sovrappiù, gli scioperi dei secondini (che, non avendo il diritto di astenersi dal loro sporco lavoro, bloccano gli ingressi delle galere nel tempo libero) riducono o fanno saltare colloqui, attività ed ore d’aria, fanno ritardare il sopravvitto etc. In parole povere, sono i prigionieri che pagano (ancora) quando i cani brontolano per qualche briciola. La soluzione, certo, non è che ci sia più spazio in gabbia, né delle migliori condizioni, né più secondini o meglio pagati. Le rivolte nelle prigioni scoppiano la maggior parte delle volte per dei miglioramenti parziali (trasferimenti, migliori condizioni di detenzione, accesso a misure alternative al carcere, etc.) oppure di fronte a singoli abusi. Ma non dobbiamo scordare che la prigione stessa è un abominio e che la sola soluzione è la sua distruzione. E in questi ultimi tempi, seppure a partire da rivendicazioni ed obiettivi parziali, alcuni detenuti hanno cominciato.
L’estate inizia con la cupa normalità dei suicidi. Il 14 giugno, un uomo si è impiccato nella prigione di Nantes (si tratta del quarto in tre mesi, in quella galera); un detenuto delle Baumettes (Marsiglia) segue lo stesso destino l’8 luglio. A Bois-d’Arcy (dipartimento num. 78), il 6 agosto, è un giovane di 29 anni ad impiccarsi. Il 29 luglio si tratta di “morte naturale” per un prigioniero di Béziers: era caduto dalle scale e non è stato curato. Ma ce ne sono anche di quelli che dirigono il proprio odio verso i più vicini fra i responsabili della propria prigionia. Per cominciare (a quanto ne sappiamo) un prigioniero prende una piccola rivincita su una secondina a Saint-Quentin-Fallavier (38), sequestrandola per un’ora, con una lama di rasoio. Sabato 20 luglio, a Moulins-Yzeure (03), un uomo prende in ostaggio un secondino grazie ad un coltello da cucina debitamente affilato. Il tipo, recentemente trasferito da Roanne perché sospettato di preparare un’evasione, vuole vedere la moglie ed essere trasferito. Si replica mercoledì 14 agosto a Ensisheim (68): un detenuto sequestra una secondina perché gli era stato rifiutato un trattamento medico. È al riformatorio di Porcheville (78) che tre adolescenti detenuti in quel bagno per giovani restituiscono il favore alle guardie e per niente meno che la libertà. Il 5 agosto pestano e legano un secondino, prima di rinchiuderlo incosciente in uno stanzino per le pattumiere. Cercano poi di scappare passando dal tetto, ma sfortunatamente si fanno prendere. Due prigionieri della prigione di Meaux (77) hanno più fortuna. Il 24 giugno, durante un’attività sportiva fuori dalla prigione, riescono a sfuggire alla sorveglianza dei secondini dei servizi sociali e scappare. Due giorni più tardi è dal tribunale della stessa città che un detenuto riesce ad evadere, mescolandosi alle persone venute ad assistere allo spettacolo della Giustizia. Era stato portato lì dalla prigione per essere processato per furto ed aveva appena preso altri 5 anni di gabbio…
In agosto, la temperatura sale ancora. Giovedì 1 agosto, a Bourg-en-Bresse (01), una ventina di prigionieri si rivoltano. Prendono d’assalto un’ala della prigione e vi distruggono tutto, in particolare le telecamere di sorveglianza e i tubi dell’acqua, inondando due piani. Il motivo di questa sommossa è il comportamento particolarmente autoritario di una secondina ed il fatto che i Giudici di Sorveglianza sono molto rigidi. Lunedì 19 a Blois (41), un detenuto è vittima dell’ennesima “morte sospetta”. Una sessantina di altri detenuti si ammutina e distrugge un settore della prigione. Fanno anche uscire altri prigionieri dalle celle. Le super-guardie dell’ERIS [come i GOM italiani, NdT] domano la rivolta, ma la prigione ha subìto importanti danni e deve essere parzialmente evacuata. Per continuare, martedì 20 a Châteaudun (28), una ventina di detenuti dà l’assalto al locale che ospita il centro informatico della prigione, cercando di incendiarlo. Salgono poi sui tetti e gettano le tegole sulle guardie. Nel pomeriggio del giorno dopo, un’altra trentina di detenuti cerca di raggiungere il cammino di ronda a partire dal cortile dell’aria. Gli ERIS, che sono lì dal giorno precedente, ci mettono tre ore per “riportare la calma” (a colpi di flashball, gas lacrimogeni e granate antiaccerchiamento…). Una ventina di detenuti viene trasferita e l’Amministrazione Penitenziaria, per paura che la rivolta si propaghi a tutti i 590 prigionieri, fa venire dei rinforzi da Parigi, Rennes e Digione. Il mattino di giovedì 22, a Bois-d’Arcy (78), un detenuto sta male e il medico non arriva. Per protestare, una ventina di altri detenuti rifiuta di rientrare dall’aria, fino all’arrivo degli ERIS. Sempre il 22 è il turno dei detenuti del CIE di Mesnil-Amelot (77). Uno di loro viene picchiato selvaggiamente dagli sbirri perché ha saltato una rete per recuperare una palla da calcio. Gli altri cominciano a battere su una rete, che cede. Gli sbirri reagiscono con manganelli e gas. Più tardi, ci saranno due inizi d’incendio, ai quali gli sbirri risponderanno con un arresto e tenendo tutti nel cortile. E l’estate termina (per il momento 1) bene: con una bella evasione! Nella notte di venerdì 30 agosto undici prigionieri del CIE di Vincennes riescono a segare una rete e scappare.
Le rivolte di agosto ci mostrano che la determinazione di qualche persona può portare a risultati concreti, come mettere la prigione di Blois in uno stato di “mancanza di sicurezza” (parola di secondino). Di fronte a queste ribellioni, l’AP risponde con l’isolamento, la violenza, le denunce e i trasferimenti.
E noi, nemici delle prigioni, fuori? Il coraggio e la determinazione con cui i ribelli si sollevano fanno appello alla nostra solidarietà concreta. Il nostro odio contro le prigioni e tutto ciò che le fa esistere, però, non potrebbe limitarsi a fare eco alle rivolte all’interno delle mura. Ciascuno di noi ha mille ragioni per detestare la prigione e può trovare le proprie temporalità e i propri metodi per attaccare la macchina della reclusione. Se non abbiamo la forza di prendercela direttamente con quelle sporche mura, pensiamo al fatto che la prigione non è soltanto questo. I secondini non smettono di essere dei boia quando si tolgono le divise. Ecco cosa si sono forse detti gli anonimi che hanno vandalizzato sei macchine nel parcheggio del personale del Centro penitenziario di Gasquinoy (Béziers, 34), il 25 maggio 2013, oppure quelli che hanno incendiato quattro veicoli di secondini vicino alla prigione di Ploemeur (56), il 25 ottobre 2012. Ecco cosa si sono forse detti coloro i quali, a Parigi, fra fine gennaio ed inizio febbraio, hanno spaccato le vetrine di due locali della CGT [come la CGIL italiana, NdT], sindacato che, oltre ad altre schifezze, organizza i secondini. E come dimenticare tutte le imprese che ingrassano facendo funzionare le galere, per esempio portando il cibo e il sopravvitto, pulendo, facendo la manutenzione, sfruttando il lavoro dei detenuti, etc. E ci sono anche le ditte che costruiscono le prigioni (e a volte ne restano proprietarie, affittandole poi allo Stato). Prendersela con tutti costoro potrebbe essere molto più facile che prendere come obiettivo direttamente le prigioni. Ciononostante, tale metodo potrebbe dare qualche problema a quelli che rinchiudono. Ecco cosa si sono forse detti gli anonimi che il 15 aprile 2013 se la sono presa con Eiffage, uno dei principali costruttori (e a volte proprietari) di galere. L’incendio di alcuni mezzi di cantiere, a Pontcharra-sur-Turdine (69) ha causato circa 500.000 euro di danni a quegli avvoltoi.
Si tratta di qualche esempio concreto di come ciascuno può lottare contro le prigioni.
In solidarietà con le sommosse dentro, quando ce ne sono, ma soprattutto, e sempre, per un mondo di libertà.
1. Ma non é finita! Venerdì 6 settembre (dopo che questo testo era già stato redatto), tre detenuti del CIE di Palaiseau sono riusciti ad evadere, segando le sbarre di una finestra. Sfortunatamente, un quarto prigioniero si è fatto male saltando giù ed è stato subito ripreso. NdT.